Route 66... the mother road

Route 66… the mother road

Route 66... the mother roadTra tutti gli itinerari esistenti negli Stati Uniti, nessuno regge il confronto con la “mitica” Route 66, perché questa è l’ America più pura, più genuina, il “Grande sogno Americano”. Lunga 3.755 Km, attraversa 8 stati (Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona, California) e 3 fusi orari. E’ stata inaugurata l’11 novembre 1926 e dichiarata (ahimè) cessata, il 27 giugno 1985. Per completare l’intero percorso, che da Chicago arriva a Los Angeles, cercando di vedere quanto più possibile, ci vorrebbero almeno due settimane. Ecco un “breve” vademecum su cosa vedere Stato dopo Stato.

La Route 66 parte dall’Illinois, lo “Stato Pirata”, e più precisamente dalla città di Chicago, proprio all’angolo tra la Michigan e la Adam Avenue. Da qui bisogna poi dirigersi verso ovest. Ma fermiamoci un attimo a visitare questa meravigliosa metropoli, la città dei Blues Brothers. Chicago è musica jazz, blues famosi e storie di “gangster” del periodo del proibizionismo. Da vedere: il “Loop”, cuore pulsante della città; la Michigan Avenue; Lake Shore Drive, la scintillante strada davanti al lago; Grant Park e Lincol Park; gli osservatori panoramici della Sears Tower e della John Hancock Tower. Per non parlare poi della vita culturale e artistica della città, davvero molto intensa. Naturalmente non si può partire senza prima aver passato una serata in uno dei numerosi Blues Club. Poi, siccome Chicago è un vero paradiso per gli amanti delle bistecche al sangue, assolutamente consigliata una sosta al Blackies (755 South Clark Street), un ristorantino situato proprio in centro. Ma è ora di mettersi “on the road”, lasciare Chicago e imboccare la mitica Route 66. Tappa successiva è Springfield, città natale di Abramo Lincoln. Da vedere naturalmente la casa di Lincoln e la sua tomba, situata all’interno del Oak Ridge Cemetery, dove troviamo anche il Memoriale ai veterani del Vietnam.

Proseguendo, arriviamo nel Missouri, la terra di Mark Twain. Imperdibile la visita della città di St Louis, il cui simbolo è l’arco del Gateway che, con i suoi 192 metri, domina la città. Qui, per i più romantici, si può fare una crociera sul Mississipi River, oppure visitare il Loclede’s Landing, il quartiere storico, con i suoi bar, ristoranti e locali notturni. Per gli amanti della birra non può mancare una visita alla Anheuser-Busch Brewery, la birreria più grande del mondo produttrice della Budweiser, mentre se avete voglia di dolce, sappiate che gli abitanti di St. Louis adorano il budino di crema congelato di Ted Drewes’ al 6726 Chippewa street. Assolutamente da provare! Lasciata St Louis, lungo la strada incontriamo le Caverne Meramec, dove si dice si sia nascosto il bandito Jessie James, scampando alla cattura nel 1870.

Eccoci quindi in Kansas, di cui la Route 66 ne attraversa solo un piccolo angolo, tanto breve quanto caratteristico e dove regnano diverse “ghost town” davvero impressionanti. Tra queste, merita una visita Galena ridotta oggi in uno stato di quasi città fantasma. Ma attenzione: non sono luoghi tristi, ma parte integrante della strada e della sua storia e poi, spesso, queste ghost towns sono meno deserte di quanto si possa credere!

Abbiamo passato gli stati dell’Illinois, Missouri e Kansas. Procediamo quindi verso l’Oklahoma, una terra indiana che ospita una quarantina di riserve riconosciute come “nazioni indipendenti” tra cui i Cherokee, i Cheyenne, gli Apache e patria di numerosi banditi come Jesse James e i leggendari Bonnie & Clyde. Tappa a Oklahoma City dove, oltre ad un giro per la città, non dovete perdervi un buon pranzo ad un classico ma strepitoso Steak House come il “Cattlemen’s Steakhouse” (1309 s. agnew ave), dove il manzo è il piatto forte della casa e i cowboy fanno da padroni!

Avete presente poi i famosi e leggendari Texas Ranger? Esistono e sono anche piuttosto attivi. Siamo in Texas, famoso per l’intransigenza del suo sistema giudiziario e la severità della polizia locale. Una tappa d’obbligo è ad Amarillo. Qui sono diverse le attrazioni, ma migliaia di turisti ci vanno principalmente in cerca di spettacoli country, rodei e tavole calde da cowboy, una fra tutte il Big Texan Steak Ranch con la sua bisteccona cowboy da 4 etti servita con patate al cartoccio, fagioli alla messicana e un litro di birra. Assolutamente da non perdere, è poi una capatina al Palo Duro Canyon: il secondo Canyon più grande degli Stati Uniti e l’interessante Cadillac Ranch costruito nel 1974 da Stanley Marsch, dove 10 Cadillac sono state piantate nel terreno a testa in giù per omaggiare le piramidi egiziane.

Di nuovo in viaggio per entrare, poco dopo, nello Stato del New Mexico, casa degli indiani Pueblo. Da visitare Santa Fe, la seconda città più vecchia d’America, famosa per l’arte e per il particolare stile architettonico che caratterizza soprattutto gli edifici del centro storico. Da non perdere è la “plaza” della città, con il suo Museo d’Arte e con il Palazzo del Governatore (l’edificio pubblico più vecchio degli Stati Uniti) e il colorato mercato indiano, che si tiene quotidianamente proprio di fronte al Palazzo. Si prosegue quindi per Albuquerque, anch’essa dotata di una caratteristica “old Town”, con la bellissima chiesa di San Felipe de Neri.

Ripartiamo in direzione Arizona, il cui nome, di origine indiana, significa “poca acqua” e capiamo bene il motivo quando arriviamo al meraviglioso e scenografico Parco Nazionale della Foresta Pietrificata, dove si trova la più alta concentrazione di legno pietrificato al mondo. Fa parte del Painted Desert, deserto colorato, così chiamato per i suoi colori, soprattutto blu e rosso, che risaltano particolarmente al mattino e alla sera.

Eccoci finalmente (o purtroppo) arrivati alla fine del nostro viaggio. Siamo nello stato della California, terra di terremoti e spiagge sterminate. Attraversiamo il Deserto del Mojave, facciamo una visita alla Calico Ghost Town e la sua miniera d’argento, oltrepassiamo le montagne di San Bernardino e… benvenuti a Los Angeles, la “fabbrica del divertimento”. Qui la Route 66 si trasforma nel Santa Monica Boulevard ed attraversa i super noti e lussuosi quartieri di Hollywood e Beverly Hills fino a terminare improvvisamente sulle spiagge dell’Oceano Pacifico.

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