Visitare l’Indonesia è davvero “il viaggio”, quello della vita, quello che tutti almeno una volta dovrebbero fare… Un’avventura in un continente lontano, estremo, ma di una bellezza e di una diversità impressionante. Visitare l’Indonesia non significa andare a Bali, quello è un altro viaggio, comunque bellissimo… Visitare l’Indonesia significa avere un bel po’ di tempo a disposizione e muoversi attraverso un caleidoscopio di 17.000 (forse più) isole, di cui 6 principali, ognuna uno stato a sé.
Nel preventivo del nostro viaggio avremmo voluto fare molto di più, ma le distanze sono davvero incredibili, e per coprire l’itinerario preventivato si sarebbe dovuto fare un uso più oculato dei voli interni. Ma ci torneremo… per vedere quello che ci manca, per concludere la più grande avventura della vita.
Nel nostro viaggio, la prima tappa è stata l’isola di Giava. Volo Singapore Airlines (prenotando dal sito della compagnia è costato 600 euro andata e ritorno per 60.000 kilometri!), via Singapore su Giacarta. La capitale dell’Indonesia è come la raccontano, una grigia “Calcutta” caotica con fogne a cielo aperto e grattacieli… ci sono cose da vedere (consiglio la zona di Jalan Jaska) ma non vale la pena perderci troppo tempo…
Dalla stazione di Gambir abbiamo preso il treno per Yogyakarta, bellissima cittadina vera “anima” dell’isola, dove passato e presente convivono con disinvoltura, con il Kraton (palazzo del sultano) e i mercati di Jl Malioboro… almeno due giorni sono necessari, con una visita al meraviglioso Borobudur, il gigantesco tempio di Buddha, raggiungibile in un’oretta di autobus dalla città. Poi via con un lunghissimo viaggio in autobus alla volta del Gunung Bromo, a mio parere, uno dei luoghi più spettacolari al mondo. Apro una parentesi sui trasporti indonesiani: le ferrovie sono pochissime e sono presenti solo a Giava e Sumatra, i pullman e le strade sono scomodi, e poi ci sono i minibus (scomodi anche quelli), per cui mettete in conto un viaggio faticosissimo! Il Gunung è uno dei tre vulcani emersi in un cratere gigante di 10 kilometri di diametro, fiancheggiato dal Kursi e dal Batok, in uno spettacolare paesaggio lunare. Non si riesce nemmeno a descriverne la bellezza perché si resta davvero senza fiato: la vista dell’alto per ammirare l’alba sull’intera vallata, poi a passeggio nel Mare di Sabbia e infine su in cima, tra i fumi del cratere.
E via di nuovo, un giorno di autobus fino a Bali, l’isola a sé, completamente differente dal resto dell’Indonesia. Una gita a Komodo per vedere i giganteschi draghi e un volo per Makassar nel Sulawesi, un altro “stato”, dove quasi nessuno parla inglese… Pochissime strade sterrate, foreste magnifiche e una fauna incredibile: la linea di Wallace taglia infatti l’Indonesia in 2 parti, qui flora e fauna appartengono all’Oceania. In Sulawesi ci sono le cerimonie funebri di Tana Toraja e il mare cristallino delle Isole Togean… Ci vuole tanta determinazione, coraggio e tempo per raggiungere queste isole di pescatori nomadi (noi ci abbiamo messo quasi 3 giorni), ma arrivati lì un pensiero ti assale, quello di restarci per sempre…
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